Tu Quoqui Pacific Rim – Intervista a Mister B.
Egregio Mister B, ci rivediamo. La ringrazio per la disponibilità .
Dedicare tempo agli pseudo giornalisti culinari come lei è, ohimè, parte integrante del mio lavoro. Lo faccio solo perché è scritto nel mio contratto. Mi creda eviterei volentieri.
Bene, veniamo al dunque: un Quoqui sottotono. Si è mangiato poco e male?
Non esageriamo. Si è mangiato pochino, questo è vero, specialmente a causa del doppio fail. Avere due portate in meno su undici sicuramente si fa sentire.
Per quanto riguarda il livello direi che siamo nella media. Un Quoqui ben lontano dai fasti delle ultime tre edizioni, ma non certo il peggiore di sempre. Mi permetto di ricordarle il Tangram Quoqui in cui vinse una piramide di cioccolato a forma di merda.
Livello medio, porzioni non abbondanti: la somma delle due cose ha prodotto un risultato non brillante.
Un tema troppo difficile che ha complicato la situazione? Molti concorrenti si sono lamentati.
Guardi sa come la penso in proposito. Io sono per il free quoqui. Più l’argomento è ampio, più il livello dei piatti si alza. Però voglio anche dirle che c’è mezzo mondo che affaccia sull’Oceano pacifico. Se uno non riesce a trovare qualcosa di interessante si compri un mappamondo invece di venire a rompere i coglioni a me.
Ma lei è l’organizzatore.
Restando in argomento, anche gli abbinamenti pare che abbiano fatto cilecca. Benino il bibitone blu, buono il Pacifi Cream, il resto è un buco nero però.
Si, ha ragione. Prossima domanda?
No volevo capire, l’accostamento dei due cocktail molto simili li ha depotenziati rendendoli forse un po’ stucchevoli. Andavano separati temporalmente. Il vino poi non ne parliamo: il bianco sembrava il colli cimini degli anni novanta; il rosso, che pure forse si poteva bere, è arrivato troppo tardi e male.
Complimenti.
Per cosa?
Non le si può nascondere nulla. Ora che ha capito che i vini Cileni fanno cagare, andiamo avanti con l’intervista che c’ho il cinghiale sul fuoco.
Bene, passiamo ai piatti. Che mi dice di Sagliocco – Finelli?
Finelli ha voluto abbandonare la barca che affonda, atteggiamento sicuramente comprensibile visti i precedenti, ma poi non ha trovato i gamberi. Prende un punto perché in effetti ha cucinato un buon piatto, ma come lei ben sa: niente amici con l’insalata. Ci voleva il gambero.
Sagliocco ha fatto un piccolo capolavoro di arte 3d, gli è riuscito quello che voleva fare l’anno scorso e la mozzarella era pure buona.
Però..
Però il quoqui è una gara di cucina, e il suo piatto non era cucinato. Questo ha troncato qualsiasi velleità .
Saliamo in classifica: un buon risultato per Carlo e Cecilia?
No, sicuramente una performance sottotono. Consideriamo che hanno dominato le ultime tre-quattro edizioni. Non esagero se dico che insieme a Lucia sono loro ad aver alzato il livello del Quoqui negli ultimi anni. Poi è chiaro, si difendono bene, il piatto era buono e pure evocativo.
Si parla di sabotaggio per il fatto che hanno giocato per ultimi.
Guardi, il complotto per Cecilia è come la lamentela per Rosita. Sono la “o” e la “u” del Quoqui, non sapremmo come fare senza. Il Chile en nogadas era effettivamente il piatto più pesante, solo le Patas erano da mettere dopo, questo è vero.
Le Patas peruviane erano simili al piatto che Leo e Battistelli avevano presentato la volta scorsa.
E si vede che hanno paura dei Vampiri, che le devo dire.
Saliamo sul podio: Lucia si porta a casa un terzo posto con un piatto molto classico.
Si, Lucia da giovane promessa è diventata un’apprezzabile certezza nel panorama del Quoqui. Ieri si è attestata su un sostanzioso terzo posto a poche lunghezze dagli hamburger Californiani, con un primo piatto solido e ben presentato. Una dimostrazione vivente che il tema era ampio e abbordabile. I quattro punti in meno del Fava sono dovuti al fatto che la pasta era un tantino fredda.
Un errore grossolano?
Forse, ma sono più dell’idea che si sia perso molto tempo ad impiattare. Questa è una deriva pericolosa del Quoqui che come avrà notato si è diffusa da qualche edizione a questa parte. La ricerca spasmodica del voto di Fiori (*) ha un costo elevato. Il pubblico per ora sta fingendo di non accorgersene, vedremo come andrà a finire.
E’ colpa della televisione?
Colpa. Non è colpa. Il popolo è sovrano, magna quello che vota. Speriamo solo di non dover assistere a vent’anni di Berlusconismo culinario perché non potrei sopportarlo.
Anche lei però in passato ha curato l’aspetto estetico.
Ma cosa dice! Io non ho mai partecipato a un Quoqui in vita mia. Si vada a studiare il blog prima di dire scempiaggini, e vede se trova mai il mio nome. Lei mi confonde con quell’altro.
Va bene. Parliamo degli hamburger con il termometro, che ne pensa?
Devo ammettere che sono rimasto impressionato. Un dispiego di mezzi e una profusione d’impegno ragguardevole. Sicuramente il piatto più “Pro” della serata. Insomma la perfezione.
E allora perché non ha vinto?
Finalmente una domanda intelligente, vedo che passare del tempo con me le fa bene.
Ci sono due possibili spiegazioni: la prima è che l’hamburger forse non ha centrato pienamente il tema. L’hamburger è il cibo più “mondiale” che ci sia, il legame con la California, ed in via mediata col Pacifico, non è scontato.
Questa spiegazione sembra un po’ debole.
E lo è. Il punto infatti è un altro. Come le dicevo prima, materiali, esecuzione, presentazione sono stati ineccepibili. Meglio di cosi non si poteva fare. Per come la vedo io il Fava ed Ele ieri hanno scritto la pagina più bella della storia degli hamburger. E’ evidente quindi che c’è un limite insito nel piatto. Oltre, non può andare.
Un limite implicito, sa un po’ di teoria della razza applicata ai fornelli.
E mica ho detto che lo deve buttare al secchio solo perché è un hamburger. Le faccio una metafora cosi capisce. Pensi alla birra e al vino. La birra più buona del mondo sarà , diciamo, dieci volte più buona di una birra normale. Il vino più buono del mondo sarà cento volte più buono di un vino normale. L’hamburger è come la birra. C’è meno margine capisce?
Quindi sta teorizzando una sorta di peccato originale nella cucina americana?
Io non teorizzo niente, caro il mio pseudo giornalista. Ha mangiato, ha votato e ha visto i risultati. Comunque, peccato originale a parte, è evidente che il Fava e Eleonora quando hanno voglia producono risultati pregevoli. Sarebbe molto interessante vederli all’opera in un BBQuoqui.
Chissà, magari glielo organizzano pure.
Magari.
Bene, dulcis in fundo, i gamberi Ia Orana. Le sono piaciuti?
No guardi del dulcis ne parliamo dopo con calma.
Per quanto riguarda i gamberi invece ne ho già chiesto un secchio pieno. Le mando le foto domani sera cosi impara anche lei a cucinare.
Perché hanno vinto?
Come cottura e presentazione stiamo al 100%, ma questo vale anche per i Conchiglioni Abisso e per gli hamburger.
Mi è piaciuta la composizione del piatto che ha destrutturato il nucleo saporito dei gamberi dalla base di riso. Prima si coglie l’esplosione di sapore netta del nucleo, poi ci si diverte ad intingere il riso nel sughetto. Questo da al commensale un’illusione di controllo. Egli è felice perché pensa di aver “partecipato” in qualche modo alla riuscita del piatto. Condivide parte del merito.
Bene anche l’alternanza cromatica chiaroscura ottenuta con il riso venere.
Detto questo, apparirà evidente persino a lei che il quid in più rispetto agli altri è dato dalla particolarità e dall’esoticità del piatto.
Si, è evidente.
Che mi dice invece dell’annoso problema del dolce?
Guardi, lei deve immaginare una Ferrari che corre a folle velocità verso un muro di cemento. Gli occupanti stanno tutti li a compiacersi della potenza del motore, del design dell’auto, della comodità dei sedili in pelle umana. Ma li davanti c’è il muro, e non lo vedono.
Rimarremo senza dolci?
Siamo già senza dolci, solo che lei non se ne è ancora accorto perché l’organizzatore ha fatto pressione su Rosita affinché ci mettesse una pezza. In questo Quoqui non avremmo avuto il dolce. Non so se ha notato come è stato poi aggredito il panettone di zio. Quando mai si è vista una cosa del genere? Di solito l’unica cosa che viene aggredita a quell’ora è il Brioschi.
Come si può risolvere il problema?
Non saranno le regole a risolvere questo problema. Il pubblico vota e cosi facendo determina quali saranno i piatti più “gettonati” nelle edizioni successive. Se il pubblico vota un Quoqui senza dolci, il pubblico avrà un Quoqui senza dolci. Benvenuti nella gastro-democrazia.
Però qualche passo è stato fatto: Rosita ha preso molti voti, ma nessun primo posto. E’ comunque segno di un’attenzione crescente per la tematica?
No questo è segno che Rosita deve fare le cose che sa fare. E’ l’ennesimo segnale in tal senso. C’è solo una cosa che può salvare l’esistenza dei dolci al Quoqui. E’ l’ultima ratio, l’ultima carta da giocare. Se sarà giocata, questo non glielo so dire.
Ci lascia con parole di speranza.
Devo farle un’ultima domanda: si mormora nell’ambiente che questo sia l’ultimo Quoqui che lei organizza. E’ vero?
Questo è quello che piacerebbe ai suoi amici, lଠnei palazzi del potere.
Le ho già detto e le ripeto che questo sarà effettivamente l’ultima volta che organizzeremo un Quoqui di Capodanno. Ma il tempo in cui il quoqui lascerà le nostre tavole vuote, caro il mio pseudo giornalista gastro-plutocratico, è ancora di là da venire.
La ringrazio, Mister B. Hasta la salsiccia.
Hasta siempre.